I due secoli e mezzo di pace che seguirono il principato di Augusto furono un periodo di prosperità economica per l'Impero romano. Le cause principali furono tre:
- la pace e la stabilità politica
- la presenza di un'efficace rete di comunicazioni
- l'unità amministrativa
Le origini della crisi- l'unità amministrativa
Quella romana era un economia monetaria molto sviluppata e il centro di questo sistema economico erano le città. La pace comportò cambiamenti che nel lungo periodo diventarono elementi di crisi.
- Si ridusse l'afflusso dei prigionieri di guerra, fonte principale per il mercato degli schiavi. La mancanza di manodopera servile divenne fonte di crisi sia per le proprietà terriere sia per le manifatture. Le grandi proprietà vennero frazionate in poderi dati in affitto a coloni; tale sistema però non riuscì a mantenere il livello produttivo precedente.
- L'amministrazione centrale e periferica esigeva una numerosa e costosa burocrazia professionale, così come la difesa e la vigilanza dei confini, impegnavano molti militari. Le spese ordinarie dell'impero divennero notevoli e si trasformarono in un pesante carico fiscale, sopratutto per i proprietari terrieri.
- La Gallia e la penisola iberica, svilupparono una propria economia divenendo temibili concorrenti, sia per i prodotti artigianali sia per quelli agricoli. Per le merci più voluminose la concorrenza delle provincie fu favorita dal miglioramento delle reti di comunicazione fluviale. Quindi la Gallia e la Germania occidentale erano avvantaggiate perchè potevano usufruire di numerosi fiumi navigabili.
Un ulteriore fatto che determinò la fine della pace dell'Impero furono le invasioni del V secolo.
Le necessità della difesa militare s'imposero su tutto e determinarono il tramonto dell'antica prosperità. Questo causò:
- l'aumento delle tasse
- i prodotti agricoli scarseggiarono e costarono sempre di più (inflazione)
- le guerre civili e le incursioni dei barbari determinarono una condizione di generale insicurezza e la rovina della rete stradale romana; tutto ciò causò il crollo del commercio
- le guerre civili e le incursioni dei barbari determinarono una condizione di generale insicurezza e la rovina della rete stradale romana; tutto ciò causò il crollo del commercio
- i consumi di lusso diminuirono drasticamente, determinando la crisi dell'artigianato
Occidente e Oriente
L'Oriente, più ricco e più organizzato politicamente , affrontò meglio la crisi e trasmise l'eredità della romanità all'Impero bizantino. L'Occidente invece si avviò verso la rovina e la disgregazione.
La situazione del VI secolo evidenzia due diversi destini:
- l'Impero bizantino conobbe con Giustiniano il momento di maggior splendore della sua storia.
- l'Occidente attraversò una profonda crisi caratterizzata da una regressione demografica ed economica.
L'Oriente, più ricco e più organizzato politicamente , affrontò meglio la crisi e trasmise l'eredità della romanità all'Impero bizantino. L'Occidente invece si avviò verso la rovina e la disgregazione.
La situazione del VI secolo evidenzia due diversi destini:
Nel secolo successivo in Oriente nacque la grande civiltà islamica.
La crisi dell'Occidente
L'Occidente conobbe il momento più duro di crisi dal VI all'VIII secolo.
I problemi più gravi furono l'abbandono delle città e lo spopolamento, il deterioramento dell'economia monetaria e la crisi dell'agricoltura.
Molti cittadini romani furono costretti a emigrare dalle città anche grazie ai freni che lo Stato pose alle distribuzioni gratuite di grano ai cittadini bisognosi.
All'emigrazione si aggiunse la diminuzione della natalità.
Lo spopolamento si accentuò a causa delle stragi, delle carestie e delle epidemie che accompagnarono le invasioni barbariche.
L'aumento eccessivo delle spese statali e la disorganizzazione commerciale determinarono un progressiva svalutazione della moneta. La moneta d'oro (aureus) perse valore già con Nerone.
La svalutazione della moneta d'argento raggiunse un punto tale che lo Stato non accettò più come pagamento le monete coniate nelle proprie zecche ed esigette che parte delle imposte fossero pagate in natura.
La situazione del VI secolo evidenzia due diversi destini:
Nel secolo successivo in Oriente nacque la grande civiltà islamica.
La crisi dell'Occidente
L'Occidente conobbe il momento più duro di crisi dal VI all'VIII secolo.
I problemi più gravi furono l'abbandono delle città e lo spopolamento, il deterioramento dell'economia monetaria e la crisi dell'agricoltura.
Molti cittadini romani furono costretti a emigrare dalle città anche grazie ai freni che lo Stato pose alle distribuzioni gratuite di grano ai cittadini bisognosi.
All'emigrazione si aggiunse la diminuzione della natalità.
Lo spopolamento si accentuò a causa delle stragi, delle carestie e delle epidemie che accompagnarono le invasioni barbariche.
L'aumento eccessivo delle spese statali e la disorganizzazione commerciale determinarono un progressiva svalutazione della moneta. La moneta d'oro (aureus) perse valore già con Nerone.
La svalutazione della moneta d'argento raggiunse un punto tale che lo Stato non accettò più come pagamento le monete coniate nelle proprie zecche ed esigette che parte delle imposte fossero pagate in natura.
La crisi dell'economia monetaria riportò in molte zone una situazione di economia naturale. Il sale fu l'unico genere per cui continuò un commercio di massa. Per il resto il baratto e l'autoconsumo sostituirono quasi completamente lo scambio su base monetaria.
La diminuzione della popolazione implicò la diminuzione dei campi coltivati e nei campi incolti tornarono a svilupparsi le foreste che si estesero su gran parte dell'Europa.
Gli avanzati metodi di produzione romani furono abbandonati.
Gli attrezzi in metallo erano scarsi: in genere gli aratri erano di legno e solo raramente venivano ricoperti con una sottile lamina di metallo. Di conseguenza erano inutilizzabili per arare terreni pesanti e creavano difficoltà anche con i terreni leggeri.
Nelle aree dov'era più forte l'influenza germanica la regressione fu ancora più pesante. Nell'Italia longobarda si tornò ad un economia prevalentemente pastorale.
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