lunedì 10 giugno 2013

La scoperta dell'America

Introduzione sull'Umanesimo:

L’Umanesimo è la cultura della civiltà rinascimentale.
Fra i concetti di Umanesimo e di Rinascimento esiste dunque una stretta vicinanza e per molti aspetti una sovrapposizione.
Tuttavia il primo termine sottolinea in modo particolare il momento ideologico-culturale, la consapevolezza che di sé ebbe il nuovo periodo storico, mentre il secondo si riferisce soprattutto alle manifestazioni artistiche e ai fenomeni di costume, alla civiltà nel suo complesso.
La parola Umanesimo implica di per sé la coscienza di una differenza fra humanitas e divinitas, fra mondo umano-naturale e mondo religioso, e fra humanae litterae e divinae litterae, cioè fra la scrittura dedicata al mondo umano-naturale e quella invece consacrata a quello divino.
Tale distinzione mancava nel Medioevo, in cui ogni tipo di scrittura veniva considerata sotto la prospettiva religiosa. Una tendenza alla laicizzazione della cultura era emersa già nel secolo XIII, mentre in quello successivo sono evidenti quei fenomeni culturali che vengono definiti in genere “preumanesimo”. 
Ma solo a partire dalla fine del Trecento, grazie soprattutto all’insegnamento 
pre-umanista di Petrarca e di Boccaccio, lo studio delle letterature latina e greca, pagane ed estranee alle divinae litterae, diviene rivendicazione dei diritti 
dell’uomo naturale, quale appunto si era rivelato nelle epoche classiche.
Inoltre, il concetto di humanitas serviva a sottolineare una proprietà tipica degli uomini, il desiderio di conoscenza che li distingue fra tutti gli esseri animati e a cui deve essere subordinata, nella concezione umanistica, la vita del saggio.



Scoperta dell'America: 


Ritratto di Cristoforo Colombo
Le Americhe furono ufficialmente scoperte
dal "Vecchio Mondo" il 12 ottobre 1492 quando Cristoforo Colombo, un navigatore inviato dalla regina di Spagna, sbarcò su un' isola (che probabilmente era un'isola delle Bahamas) e la battezzò San Salvador. Lui stesso voleva trovare una via piu veloce per l'India, ma scopri alla fine un nuovo continente.

Colombo partì il 3 agosto 1492 dal porto di Palos (sulla costa occidentale della penisola Iberica) con tre caravelle: la Pinta, la Niña e, quella maggiore sulla quale si trovava Colombo, la Santa Maria. Dopo un viaggio di tre mesi, durante il quale la ciurma aveva provato piu volte a prendere in possesso la nave e di tornare in Spagna, Colombo mise piede su una isola delle Bahamas. Le conseguenze di questa "scoperta" erano: lo sfruttamento dei popoli indigeni, ma anche una crescita economica in Europa. 
Questo viaggio di Colombo segnò anche l'inizio di una serie di viaggi per la scoperta di nuovi territori, come anche l'inizio della colonializzazione europea.
E' stata una grande impresa quella di Colombo perché si pensava, che per raggiungere le Indie, si dovesse navigare per anni.. Infatti Colombo partì senza veramente esserne consapevole di quanto durasse il viaggio.
Egli non scopri mai di aver "trovato" un nuovo continente, ma morì in povertà,
pensando di essere sbarcato in India.

Si ritiene tuttavia che i primi europei a giungere nel Nuovo Mondo furono alcuni vichinghi, che sarebbero sbarcati sull'isola di Terranova e forse sulle coste del Canada attorno al 1100.
In particolare il primo europeo ad avvistare le Americhe di cui sia abbia notizia fu il vichingo Bjarni Herjólfsson (nato in Islanda ma di origini norvegesi) che nel 986 avvistò le coste di Terranova e del Labrador.





Questo è un documento riguardante la scoperta dell’America:


L’accoglienza degli indios
Dal diario di bordo di Cristoforo Colombo sui contatti con gli indigeni di Hispanionia (Haiti), il 14 ottobre 1492

Venivano tutti alla spiaggia a chiamrci e a rendere grazie a Dio. Ci fu portata acqua, roba da magniare e, vendendo che non scendevamo a terra, si gettarono in mare e arrivarono a nuoto. Ci domandaro se venivamo dal cielo. Un vecchio giunde in una grande imbarcazione  coloro che l’accompagnavano gridavano: “Venite a vedere gli uomini disscesi dal cielo, portate loro da mangiare ed a bere”. Nel vennero molti, specialmente donne; tutti portarono qualcosa da mangiare e resero grazie a Dio gettandosi a terra e levando le braccia la cielo; e gridando, ci supplicavano di scendere a terra. Questa gente è tropo povera di armi come Vostra Altezza giudicherà dai sette che ho catturato perché Ella li veda e li rimandi in seguito, a meno che le Vostre altezze non ordinino di trasportarli i tutti in Castiglia o di trattenerli pirgionieri in quest’isola, perché cinquanta uomini bastano per sorvegliarie obbligarli a qualsiasi lavoro.

mercoledì 27 marzo 2013

L'EUROPA COME SISTEMA DI STATI (2° modulo)

La formazione dello stato moderno

• L'età signorile e la rinascita:

Tra il X e il XII secolo lo Stato attraversò una crisi che lo portò alla disgregazione: per la vastità dei territori governati, i sovrani delegarono le funzioni dello Stato ai feudatari, i quali presero a comportarsi come sovrani. La popolazione venne assoggettata da signori, laici o ecclesiastici, che amministravano la giustizia, chiedevano prestazioni militari e riscuotevano imposte. Il potere signorile rappresentò la versione locale dello Stato.
Ma il particolarismo politico generò insicurezza e i sudditi iniziarono a rivolgersi al re per veder garantiti i propri diritti, inoltre le monarchie, i principati e i Comuni iniziarono a limitare i po- teri dei signori: così lo Stato si rafforzò.


• Le monarchie feudali:

Le monarchie europee del XII-XV secolo (monarchie feudali) furono caratterizzate da un contratto tra sovrano e sudditi; questo contratto comportava:

– che il sovrano garantisse i privilegi dei nobili, del clero e dei cittadini;

– l'impossibilità di introdurre innovazioni senza il consenso dei sudditi, espresso in assemblee rappresentative, i parlamenti, in cui sedevano la nobiltà, il clero e il "Terzo stato".

– la possibilità di deporre il sovrano che non rispettasse questo contratto.


• Lo stato moderno:

Nei periodi di guerra il re poteva invece decidere senza consultare il parlamento. La guerra, che fu la condizione normale nell’Europa del XV-XVI secolo, venne dunque sfruttata dai re per accentrare il potere. L’ascesa del sovrano segnò la nascita dello Stato moderno, tipico dell’Età moderna (XV-XVIII secolo).
Le sue caratteristiche furono:
– l’accentramento del potere, che comportò lo scontro tra monarca e ceti privilegiati; 
– la territorialità, in contrasto con l’universalismo dell’Impero e del Papato; 
– la concezione patrimoniale e dinastica dello Stato, considerato un bene di proprietà del sovrano
   e trasmesso in eredità; 
– l’organizzazione incentrata sulla corteattraverso la quale il re guidava l’esercito e la burocrazia.

La monarchia francese e la guerra dei Cent'anni

• La monarchia francese e la guerra dei Cent'anni (1337-1453):

Nell’XI secolo i territori controllati dal re di Francia si limitavano all’area circostante Parigi e nel XII secolo parte della Francia sud-occidentale divenne feudo del re d’Inghilterra. All’inizio del Trecento i sovrani francesi avevano esteso il loro controllo su due terzi del territo- rio nazionale e rafforzato lo Stato, ma i feudi inglesi erano un ostacolo al processo di afferma- zione della monarchia e di unificazione. Per questo, nel 1337, tra Francia e Inghilterra iniziò la guerra dei Cent’anni. Nel 1415, con la battaglia di Azincourt, gli Inglesi si impadronirono della Francia centro-settentrionale. Carlo VII organizzò la riscossa e nel 1453 i Francesi vinsero la guerra.

• Dopo la guerra:

La guerra dei Cent’anni segnò in Francia il passaggio dalla monarchia feudale allo Stato mo- derno nazionale. Finita la guerra, Luigi XI cercò di raggiungere:
l’unità geografica, scontrandosi con la grande nobiltà, che rimaneva potente;
l’unità politica: istituì un esercito permanente, rafforzò l’apparato amministrativo e proseguì il  tentativo di Carlo VII di trasformare la Chiesa in uno strumento di governo.
Alla morte di Luigi XI (1483), la Francia era una grande potenza.

La formazione della monarchia inglese:

• La monarchia Inglese: 

La monarchia inglese:
– nacque nel 1066 con l’invasione normanna guidata da Guglielmo il Conquistatore. Con la successiva dinastia dei Plantageneti, l’Inghilterra acquisì ampi territori francesi, che sarebbero andati perduti con la guerra dei Cent’anni;
– fin dalle origini cercò di limitare il potere della nobiltà feudale e di controllare la Chiesa, ma nel 1215 i nobili ottennero la Magna Charta, che limitava il potere sovrano: nessuna nuova tassa poteva essere imposta senza l’approvazione del Parlamento.

• La guerra delle Due Rose (1455-85):

Una crisi dinastica che seguì la guerra dei Cent’anni provocò la guerra delle Due Rose, una violenta guerra civile che si concluse con l’affermazione di una nuova dinastia (i Tudor) che avrebbe regnato fino al 1603.

• L'organizzazione dello stato:

Enrico VII (1485-1509), il nuovo re, accantonò la politica internazionale per dedicarsi al rafforzamento del potere statale. L’aristocrazia, indebolita dalla guerra civile, e le gerarchie ecclesiastiche furono asservite alla corona. Il re creò anche un efficiente apparato burocratico.

Il caso spagnolo

• La monarchia spagnola:

Tra il 1000 e il 1492 il territorio iberico, occupato dagli Arabi, tornò in mano cristiana (Reconquista). Già dal 1212 gli Arabi conservavano solo Granada (che sarebbe caduta nel 1492). Il resto del territorio era diviso in quattro regni: Aragona, Castiglia, Navarra e Portogallo. I primi due regni, molto diversi tra loro, erano i più importanti. L’Aragona controllava le Baleari, la Sicilia, la Sardegna e il Regno di Napoli.
Nel 1469 il matrimonio di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona portò all’unificazione della Spagna. La monarchia si rafforzò dotandosi di un efficiente apparato burocratico e di un esercito permanente, ma il suo tratto più caratteristico fu la forte impronta cattolica.

• Il paradosso spagnolo:

La Spagna condusse una politica di forte intolleranza religiosa, grazie anche all’operato della Santa Inquisizione. Ciò produsse unità ideologica, ma determinò persecuzioni e gravi conseguenze economiche. 
Ebrei e Mori erano i ceti più produttivi, ma l’intolleranza nei loro confronti portò gli Spagnoli a considerare l’attività lavorativa un disonore e ad assumere come modello l’aristocrazia parassitaria. La capacità produttiva del paese si immiserì.

L'impero e la frontiera orientale

• La debolezza dell'impero:

Secondo la concezione medievale, la sovranità del re era limitata a un territorio, mentre il potere dell’imperatore era universale. Fin dal Trecento, però, nessun re riconobbe più la superiorità del potere imperiale, il cui dominio si ridusse alla sola Germania. Dal 1437 il titolo imperiale appartenne agli Asburgo, che però non riuscirono ad assoggettare la nobiltà e a rafforzare lo Stato centrale.

• L'impero ottomanno:

L’Impero dei Turchi Ottomani dall’Asia Minore si espanse fino a occupare, nel 1453, Costantinopoli. Dopo essersi insediati sulle rovine dell’Impero bizantino, nel 1521 i Turchi giunsero nella Penisola balcanica, ai confini dell’Impero asburgico.

• L'espansione mongola:

I Mongoli, una popolazione dell’Asia centrale, a partire dal XIII secolo (prima con Gengis Khan, poi con Tamerlano, convertito all’islam) iniziarono un’espansione che li portò a controllare buona parte dell’Asia e parte dell’Europa orientale e del Medio Oriente.
L’espansione degli imperi islamici venne percepita dal mondo cristiano come una minaccia.

• Mosca, la Terza Roma:

Anche l’area russa fu occupata dai Mongoli, ma: 
– la Chiesa russa sopravvisse e dopo il controllo di Costantinopoli (1453) divenne il punto di riferimento del cristianesimo ortodosso. Mosca si propose così come la «Terza Roma»; 
– il Principato di Mosca dal XIV secolo iniziò a espandersi. Ivan III il Grande (1462-1505) assunto il titolo di zar di tutte le Russie, trasformò il principato in uno Stato unitario, nazionale, accentrato e autocratico. La Chiesa ortodossa divenne Chiesa nazionale.